Breve cartolina da Perugia
Note laterali dal Festival internazionale del giornalismo (con finale a Gubbio)
Alla prima delle 86 pagine del programma del Festival del giornalismo (International Journalism Festival) ci sono i loghi dei Supporters 2025. Ecco l’elenco, nell'ordine in cui si trovano sulla pagina: Craig Newmark Philanthropies; Google News Initiative; Knight Foundation; McKinsey & Company; Microsoft; You.com; Regione Umbria; Città di Perugia. Filantropia, tecnologia, management, istituzioni.
A cena chiacchiero con un simpatico ingegnere informatico italiano residente in Francia: è qui perché la sua azienda ha sviluppato un software che consente di personalizzare le newsletter di un giornale secondo gli interessi di chi le riceve. Gli dico che mi pare stupendo, ma come utente preferisco non sapere in partenza se una cosa mi interesserà o no. Ride.
La sera prima, appena arrivata a Perugia, un passeggero del minimetrò che collega la stazione ferroviaria al centro mi porge il suo biglietto da visita: è spagnolo, e ha fondato e dirige un’agenzia, Cartoons for change, che distribuisce vignette a media di tutti i paesi, con l’obiettivo di far sapere che nel mondo ci sono decine di milioni di bambini che lavorano: “Solo in Italia sono più di trecentomila”, dice. Non molte ore dopo, appena sveglia, vedo che il manifesto ha dedicato il titolo di apertura a due proposte di legge presentate in Florida, in base alle quali (cito dall’articolo di Davide Longo) “i ragazzi a partire dai quattordici anni potrebbero lavorare su turni superiori a otto ore senza pause pranzo, oppure svolgere mansioni usuranti in turni di notte, dalle undici di sera alle sei del mattino, in qualsiasi giorno della settimana anche durante l’anno scolastico”. Scrive Longo che in Florida la media dell’abbandono scolastico è del 20%, con punte del 40%, e che secondo la deputata repubblicana Monique Miller le proposte sono «un modo per ridurre le barriere che impediscono agli adolescenti di imparare un mestiere e di prepararsi alla vita».
Di ragazze e ragazzi, studenti di due o tre scuole superiori di Perugia cui (almeno per ora) è consentito di evitare questo tipo di apprendistato, è composto il pubblico dell’incontro nel pre-festival a cui partecipo come giornalista esperta di questioni legate ai libri e alla lettura. Prima c'è un dialogo con il direttore del Corriere dell'Umbria, Sergio Casagrande, e poi delle studentesse mi fanno domande per un podcast che stanno preparando. Chiedono se in futuro si leggerà ancora. Rispondo che dipende dal significato che diamo alla parola “lettura”: vuol dire decifrare dei segni su una pagina fisica o elettronica oppure vedere nel libro il principale vettore di idee nuove e rilevanti? Nel primo caso sì, penso che si continuerà a leggere, nell'altro non so, mi pare che già oggi questo valga sempre meno. Mi ascoltano, fanno di sì con la testa. Vorrei chiedere a loro se leggono, cosa leggono, ma non c’è tempo.
In un altro incontro della mattinata si parla di quanto sarebbe importante valorizzare il patrimonio artistico ovunque, e qui in Umbria in particolare, dove ci sono tanti musei stupendi, ma meno frequentati di quanto meriterebbero. Di nuovo penso a quanto è strano che in Italia, a parte una o due striminzite ore di storia dell'arte alle superiori, non ci sia una vera educazione alla visualità - e poi ci si stupisce che le persone evitino i musei o che qualcuno (vedi foto a seguire) abbia il coraggio di impiantare una miserabile replica della “casa di Vincent ad Arles”, con tanto di scritte “fatti un selfie” e “taggaci”, nella sala dell’arengo del medievale Palazzo dei Consoli di Gubbio. (Fa parte di una di quelle mostre itineranti e seriali molto pubblicizzate che contengono la parola experience:: per chi volesse saperne di più, c’è una voce di Wikipedia in inglese, critiche incluse, ma le critiche non bastano, qui ci vuole l’inferno, come per l’inventore degli infissi di alluminio anodizzato in Harry a pezzi di Woody Allen).
Grazie molto interessante